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Rivoluzionaria sentenza Corte UE: "Gli Usa non garantiscono Privacy dei dati personali"

Clamoroso!
Con la sentenza di martedì 6 ottobre – “gli USA non garantiscono la privacy dei cittadini europei”- la Corte Europea ha congelato l’accordo denominato “Safe Harbor” (Approdo Sicuro),  che dal 2000 armonizza il trattamento dei dati personali in transito verso gli Statue of LibertyStati Uniti.
La Corte si è pronunciata ha seguito della denuncia presentata da un cittadino austriaco, lo studente Maximilian Schrems, il quale ha sostenuto che i programmi di sorveglianza americani violano le leggi sulla privacy europea, prevalendo sul regime di “approdo sicuro” (teoria rafforzata dalle rivelazioni di Snowden – Datagate).

Quali sono i dati inquisiti?

I dati personali definiti “violati”da Max Schrems  e, quindi, trattati in modo illecito sono quelli riferiti al suo profilo “Facebook“. Infatti il colosso dei Social raccoglie i dati degli utenti/cittadini europei su un server basato in Irlanda (sede Europa di Facebook) e da lì vengono trasferiti negli Usa (California).
Nel 2013 Schrems aveva avviato una causa con l’Authority Irlandese per rivendicare i suoi diritti di tutela dei dati personali fuori dalla UE, ma veniva rigettata la richiesta proprio per l’accordo “Safe Harbor”.

Adesso cosa cambia

La sentenza della Corte di Giustizia Europea spiega come un sistema come quello Usa che “autorizza in maniera generalizzata la conservazione di tutti i dati personali di tutte le persone i cui dati sono trasferiti dall’Unione verso gli stati Uniti senza che sia operata alcuna differenziazione, limitazione o eccezione in funzione dell’obiettivo perseguito e senza che siano fissati criteri oggettivi intesi a circoscrivere l’accesso delle autorità pubbliche ai dati e la loro successiva utilizzazione”, non si può considerare “limitato allo stretto necessario” come prevede il diritto europeo sulla conservazione dei dati personali.
La Corte ha ulteriormente dichiarato: “Una legislazione che permetta alle autorità pubbliche di avere accesso in modo generalizzato ai contenuti di comunicazioni elettroniche deve essere considerata come una compromissione dell’essenza del diritto fondamentale del rispetto della vita privata“.
Ora la palla torna all’Authority Irlandese tenuta ad “esaminare nuovamente la denuncia” dello studente Maximilian Schrems “con tutta la diligenza necessaria e che a essa spetta, al termine della sua indagine, decidere se, in forza della direttiva, occorre sospendere il trasferimento dei dati degli iscritti europei a Facebook verso gli Stati Uniti perché tale paese non offre un livello di protezione dei dati personali adeguato”.
 

Non si è fatta attendere la “delusione degli Usa” per questa decisione della Corte Europea:

“Siamo profondamente delusi della sentenza della Corte Europea, che crea una notevole incertezza sia per le imprese sia per i consumatori negli Stati Uniti e nella stessa Unione Europea e mette in pericolo l’efficacia del commercio elettronico transatlantico”, – ha detto il segretario USA – “Siamo pronti a collaborare con la Commissione Europea per eliminare le controversie alla base della sentenza della Corte” – ha detto la Pritzker.
Una vera rivoluzione in termini di tutela dei dati personali verso gli Stati Uniti, non solo per i colossi del Web ma anche per tutte quelle aziende che trattano dati online. L’attenzione deve essere rivolta alla tutela dell’Interessato con un’adeguata conoscenza ed applicazione della normativa privacy.
Valuteremo gli sviluppi.